Il ciclismo, come tanti altri sport, per essere applicato a un livello elevato richiede tanta energia, strategia, preparazione atletica, tecnica e mentale. L’atleta deve essere molto disciplinato per compiere bene la sua preparazione e essere al suo meglio per la gara. Si fanno grandi sforzi durante gli allenamenti, si entra in un regime dove nulla si lascia al caso, si cura tutto nei minimi particolari e poi durante la gara molto spesso si va a “buttare” tutti gli sforzi fatti. Anche in questo periodo di Olimpiadi vedremo tanti atleti delusi e rammaricati per il risultato che otterranno. In funzione di tutto questo è bene considerare che nel ciclismo, come in altri sport, la preparazione atletica e il lavoro tecnico-tattico non bastano più. Di fronte a sfide tra corridori che dimostrano di avere sia una che l’altra, ciò che fa la differenza è la preparazione mentale.
E’ proprio questa che determina che vince chi ha i nervi più saldi, chi non si fa sopraffare dalla paura, chi mantiene alta la concentrazione, chi nel decidere se andare in fuga o lanciare una volata è determinato e fermo nella sua strategia.
Per avere queste caratteristiche è opportuno “allenare” la parte mentale. Il ruolo del Mental Coach risponde a questa esigenza.
In un incontro con dei ciclisti ho condiviso questi aspetti e ho anche parlato di fisiologia. E per fisiologia noi mental coach intendiamo la postura, la respirazione, l’espressione del volto e i comportamenti che ha un atleta in momenti della sua attività sportiva e non solo.
Si è compreso come la fisiologia influenzi notevolmente lo stato d’animo. Se un corridore si appresta ad andare alla partenza prima della gara, con la sensazione che in quella giornata non è in forma, oppure con quella “vocina” che lo accompagna che non è per niente propiziatoria di un buon andamento della gara, ecco che tutto si trasforma in un lavoro in salita e quindi quale sarà il risultato? A te la riflessione….
Un altro aspetto importante, è il focus mentale.
Dov’è l’attenzione di un corridore quando insegue degli uomini in fuga o quando lui stesso è in vantaggio sul gruppo? E quando sente che probabilmente le energie non gli basteranno più per concludere la gara o altro? Questi sono tutti spunti che fanno emergere quanto sia importante per l’atleta su cosa si concentra, quali sono le convinzioni che lo accompagnano rispetto alla prestazione e come usa il proprio corpo (fisiologia).
Al prossimo articolo altri spunti…
Ciao!